BREVE CORSO DE TRIESTIN
PER FORESTI
(breve corso di triestino per foresti)
Questo testo nasce a seguito della richiesta inoltratami da una gentile studentessa italiana in Germania (tale Carla) di aiutarla a formulare un qualcosa che potesse essere d’aiuto al suo professore che stava per trasferirsi a Trieste.
Ho cercato di fornirle qualcosa che aiutasse il suo professore a districarsi nei meandri del dialetto che i suoi nuovi studenti avrebbero utilizzato. Il testo potrebbe quindi essere d’aiuto a chiunque si dovesse trovare in una situazione simile, ricordando a tutti loro che anche dove si può pensare di trovarsi di fronte ad una volgarità, in verità ci si imbatte semplicemente nella colorita, schietta e genuina realtà cittadina.
(Massimo by TuttoTrieste.net)
Egregio Professore,
a Lei che si accinge a raggiungere la nostra città per sostenere l’arduo impegno di acculturare gli studenti dello storico Ateneo, ci permettiamo di fornirLe questa breve ma utile
Guida del Dialetto Triestino
(sempre meio che no saver ne ai ne bai)
premettendo anche che a Trieste è già noto il gran casino che sono le equazioni differenziali alle derivate parziali.
Sappia fin da subito che i giovani triestini sono tutti
muli e mule,
storico sostantivo del quale vanno fieri, mentre non si offenda se qualcuno la appellerà come “mato” le persone comuni infatti, altro non sono che
el mato e la baba;
non si stupisca quindi se sentirà dire
domandighe a quel mato che ora che xe
oppure
quela baba no xe bona de far de magnar
Queste sono solo gocce di stupore nel mare della pazzia comica che avvolge la città di Trieste ma possono essere un buon punto di partenza.
Scoprirà che qui da noi non esistono vocali finali nei verbi ed in nessuna parola troverà la GL e le consonanti doppie:
la maglia diventerà maia, l’aglio aio;
caramella sarà caramela, coccodrillo sarà cocodril
e così sentirà le bizzarre coniugazioni dei verbi magnar, bever, andar, tornar e vignir
Eh si, i primi due sono proprio i verbi più importanti per i triestini,
magnar e bever:
assaggerà la jota, tipica minestra triestina fata coi capuzi
el presniz e la gubana, due dolci squisiti
e soprattutto la beverà un bon bicèr vin, magari un quarto de teràn o de refosco stando ‘tento a no ciapar la bala.
Ma l’importante sarà conquistare gli studenti con la sua padronanza del dialetto, da sfoggiare soprattutto nei momenti di difficoltà:
te son un muss! (per lo studente somaro)
sentite o camina fora de la porta! (siediti o vai fuori dalla porta, esci!)
ste ziti! (state zitti!) mi raccomando la zeta bella dura come quella di cozza
ocio che interogo (attenti che interrogo)
no sté far casìn (non fate baccano)
va de balìn fora de la porta (fuori!)
…che credo possano bastare per un principiante del dialetto.
Qui scoprirà la BORA, vento impetuoso che spazza la città con raffiche oltre i 100 Km/h ma per difendersi basta star ben piantai coi pie e taparse come se devi (star ben piantati con i piedi e vestirsi bene).
L’importante che lei qui no la vegni cassòn e la torni baul e soprattutto no la se lassi inzinganàr, se c’è qualche complicazione no la stia missiarla, perché più se la missia e più la spuza…
Qualche altro buon motto, in un’adeguata circostanza potrà essere
speta muss che l’erba cressi
con tuto quel che mama spendi per farte studiar
te son più mona de la mona de la mussa
per un pel de mona de farfala
‘sto libro no val un boro
perché no te studi inveze de butarte al porco?
se fa le nespole, te se farà anche ti
scolta cocolo, ciapa qua i mii spagnoleti e va fumar in cesso inveze de romper i bisi in classe
… e gli studenti che l’ameranno di meno, non le risparmieranno nulla, dal classico e famoso
va in mona!
(al quale tutto sommato non fa mai male per risposta un “magari!”),
ai meno noti agli stranieri
remengo tuo!
va remengo!
va in malora ti e chi te ga ciapà in traversa!
che te vignissi un terno a loto!
tu santola in cariola!
tu mare grega!
…ok ok, no la stia vardarme de traverso, si consoli che qui, nella gioia o nel dolore, il motto è
CHE LA VADI BEN O CHE LA VADI MAL
SEMPRE ALEGRI E MAI PASSION
VIVA LA E PO BON
…e ‘desso che la xe pronto, la cioghi la carega e la se senti, metemo su la cògoma e femo un bon café e magari seremo anche la porta che no giri l’aria…
BUON LAVORO !!!