SAN SERGIO
l’Alabarda di San Sergio, simbolo di Trieste
La Leggenda di San Sergio:
Sergio isse nel II secolo d.C. e fu tribuno della XV Legione Apollinare di stanza a Tergeste dove si convertì al Cristianesimo. Scoperto, fu richiamato a corte ma, prima di partire, promise ai suoi amici cristiani triestini, che un segno sarebbe giunto in città a comunicare la sua morte. A Sergio furono conficcati dei chiodi ai piedi e fu fatto camminare attraverso i Castrum di Saura, Tetrapirgio e Rosapha dove fu decapitato presumibilmente il giorno 7 di ottobre. Nello steesso giorno dal cielo limpido sopra il foro triestino, cadde un’alabrda (oggi conservata tra i tesori della Cattedrale di San Giusto) che in onore del compianto Sergio fu elevata a simbolo della città. Leggende fantastiche ruotano attorno alla storia di questa alabarta che non arrugginisce mai e non prende né dorature né argentature. Il fatto che la leggenda narri della sua caduda dal cielo ha fatto risalire a lontane leggende celtiche che narrano di fabbri che lavoravano il ferro meteorico, ossia un metallo ferroso caduto raccolto da meteore cadute. Sembra inoltre che l’alabarda sia arricchita di fosforo, una pratica che si otteneva trafiggendo un esser umano con l’arma appena forgiata.
Sul luogo del martirio di Sergio (oggi in Siria) fu eretta una chiesa che raccoglieva le sue spoglie poi traslate in una vicina e più grande chiesa costruita successivamente in suo onore. Nel V sec. a Frigia fu costruita un’enorme basilica attorno alla quale si formò un enorme villaggio che l’Imperatore Giustiniano chiamò Sergiopoli.
I Santi Sergio e Bacco (anch’egli tribuno romano martirizzato assieme a Sergio) si onorano il 7 ottobre e San Sergio è uno dei Santi Protettori di Trieste.
Faceva parte del territorio di Trieste il paese di San Sergio, (in sloveno Črni Kal) che oggi si trova in Slovenia a ridosso del confine, mentre nel 1956 iniziò la costruzione di un villaggio satellite ai margini di Trieste che porta il nome di Borgo San Sergio e che fu uno dei tanti luoghi concepiti per ospitare i profughi italiani che lasciarono l’Istria ceduta alla dittatura jugoslava. (*)
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