SAN SERVOLO
La Leggenda di San Servolo Martire:
Servolo (Servilio) nacque a Trieste presumibilmente attorno all’anno 270 d.C. da Eulogio e Clemenza, una nobile famiglia dei Servili. Ancora adolescente, decise di ritirarsi in preghiera e partì dalla città alla ricerca di un posto ideale per la propria meditazione. Lo trovò in una grotta (che oggi porta il suo nome) sopra l’abitato dell’attuale San Dorligo e qui vi rimase per un anno e nove mesi in completa solitudine. Una leggenda popolare narra che Servolo, mosso dalla fame, scese verso l’abitato per chiedere ai contadini delle rape bianche ma queste gli furono negate e perciò da allora nella zona non crescono più rape bianche!
Ispirato da Gesù fece ritorno in città ma la strada gli fu interrotta da un grosso serpente (un drago in alcuni testi) che allontanò con il semplice segno della croce (in alcune leggende si trova che oltre al segno della croce il Santo soffiò contro il rettile per scacciarlo). In città iniziò a fare miracoli salvando un architetto caduto da un’impalcatura, guarendo malati ed esorcizzando un ragazzo indemoniato. Le sue opere portarono a numerose conversioni che ovviamente non furono gradite a Giunilio, governatore della città, che lo condannò a morte accusandolo di arti magiche. Fu prima barabaramente torturato, il suo corpo fu lacerato con unghie di ferro e poi cosparso di olio bollente ma, non dando alcun segno di sofferenza, fu condotto fuori dalle mura, furoi da Porta Cavana nei pressi dell’attuale Piazza Hortis, dove fu sgozzato: era il 24 maggio del 284 e Servolo aveva solo 14 anni. Il suo corpo fu raccolto di notte di nascosto dalla madre che gli diede una degna sepoltura nel cimitero cattolico che si trovava nei pressi dell’attuale Via SS. Martiri. Le sue spoglie oggi riposano nella Cattedrale di San Giusto a Trieste. San Servolo è il Santo Patrono di Buie d’Istria e co-patrono di Trieste. La grotta che fu la sua dimora oggi è conosciuta come la Grotta di San Servolo nei pressi del paese che porta il suo nome ed al suo interno zampilla una sorgente considerata “miracolosa” in quanto insensibile anche alle più torride siccità. (*)
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