NEREO ROCCO
Nereo Rocco è stato il più grande giocatore ed allenatore
di calcio che Trieste abbia mai avuto.
Il suo nome e le sue imprese sono conosciute in tutto il mondo ed il suo ricordo è oggi un vanto per la città di Trieste.
Nereo Rocco nacque a Trieste il 20 maggio 1912 nel rione di San Giacomo. Già da piccolo la sua famiglia si trasferì nel Rion del Re dove poi abitò per tutta la vita con la moglie ed i figli.
La famiglia di Rocco era abbastanza agiata grazie alla macelleria di loro proprietà che era molto attiva nel settore portuale in quanto importante fornitore per le navi.
La passione per il gioco del calcio nacque in Nereo fin da piccolo, osservando le partite della neonata Unione Sportiva Triestina (il suo primo e più grande amore) che giocava in un campo di calcio strappato alla sterpaglia vicino a casa sua: era lo storico Campo di Montebello dove oggi sorgono i padiglioni della ex Fiera.
Rocco organizzava piccoli tornei con gli amici creando vere e proprie squadre finché un giorno fu notato da Ovidio Paron, dirigente della Società Ginnastica Triestina, che lo portò ancora scolaro tra le fila della propria squadra.
Nel 1927, grazie all’insistenza dell’amico Piero Pasinati (poi campione del mondo 1938), Rocco entrò a far parte dei Boys della Triestina per poi passare alle riserve della prima squadra ed esordendo quindi in serie A in una partita contro il Torino, diventando poi a 18 anni titolare effettivo: era il 1930.
Rocco giocò con la Triestina dal campionato 1930/31 al 1936/37 (sette stagioni in serie A), partecipando a 232 partite e totalizzando 66 reti.
Nel frattempo arrivò per Rocco anche la convocazione nella Nazionale B (1933) con la quale disputò, fra le altre, una partita contro la nazionale austriaca (vinta per 2 a 1 dagli azzurri) nello Stadio di Valmaura (allora Stadio del Littorio) gremito in ogni ordine di posto. In quell’occasione Rocco scommise con il suo pubblico che avrebbe segnato un gol, altrimenti si sarebbe tuffato dal Molo Audace; il gol non ci fu e Rocco davanti ai giornalisti e ad un folto pubblico di curiosi, fece il fatidico tuffo davanti Piazza Grande.
Nel 1934 arrivò la convocazione nella Nazionale A allenata da Vittorio Pozzo che, nello stesso anno, portò gli azzurri per la prima volta in vetta al mondo, ripetendo l’impresa anche quattro anni più tardi. Rocco disputò solo il primo tempo di Italia – Grecia al San Siro di Milano, ma poi Pozzo ritenne più idoneo Ferrari al fianco di Meazza e per Rocco finì per sempre l’avventura azzurra.
Durante il periodo difficile della seconda guerra, Rocco si recò al Napoli dove lasciò un ottimo ricordo di se, per poi passare dal 1940 al 1942 al Padova che militava in seconda divisione (serie B). Nel 1945 in un’Italia confusa, Rocco fece da terzino-allenatore a Trieste prima presso il Circolo Sportivo Cacciatore e poi alla Libertas, pur restando attaccato agli ambienti calcistici della Triestina costretta a giocare a Udine (campo gentilmente concesso dai friulani) per il divieto di giocare imposto dal Governo Militare Alleato che amministrava in quegli anni Trieste; Rocco fu uno dei più tenaci sostenitori che lottarono per far partecipare la Triestina alla neo-costituita serie A italiana, per una città come Trieste che ufficialmente non era ancora parte integrante del territorio italiano.
Nel 1947 la Triestina fu finalmente ammessa di diritto alla serie A italiana e ad allenare la squadra fu chiamato Nereo Rocco. E’ questo l’anno del cosiddetto Miracolo Rossoalabardato, il miglior campionato mai disputato dalla Triestina ed il miglior piazzamento mai ottenuto dalla stessa. E’ doveroso indicare i numeri che quell’anno Rocco fece scrivere nell’albo della U.S.Triestina:
il secondo posto era occupato da Juventus, Milan e Triestina a quota 49 Punti (il campionato lo vinse il Torino con 65 punti, il famoso grande Toro di Grezar che svanirà nel disastro di Superga);
la squadra della Triestina segnò complessivamente 51 reti e ne subì 42;
in casa ottenne 15 vittorie, 5 pareggi e zero sconfitte;
in trasferta ottenne 2 vittorie, 10 pareggi e 8 sconfitte;
A campionato concluso, Rocco portò la squadra in Turchia per partecipare ad un torneo dove in finale la squadra vinse per 4 a 1 contro il Galatasaray.
Qualche anno dopo Rocco abbandonò l’incarico per divergenze con la dirigenza ma nel 1951 accettò l’incarico di allenare il Treviso dove rimase per tre stagioni fino a quando fu richiamato sulla panchina della Triestina da dove fu esonerato dopo un clamoroso 6 a 0 patito in casa contro il Milan.
Passò quindi al Padova in serie B e lo salvò da una retrocessione quasi certa, per poi portare la squadra addirittura in serie A durante il campionato successivo (54/55).
In serie A il Padova si fece conoscere per il suo metodo di gioco a “catenaccio”, che divenne il marchio con il quale Rocco dovette convivere e che portò la squadra ai massimi vertici. Fin dall’inizio tutti gli specialisti criticarono il tipo di gioco di Rocco, appellandolo spregiativamente “catenacciaro”; solo molto dopo si resero conto che il suo stile era praticato da tutti e che Rocco altro non fu che il precursore del calcio moderno. Ma lui già allora si difendeva con: “…solo noi femo el catenacio, i altri fa calcio prudente!“.
Il Padova organizzato da Rocco si componeva di giocatori alti, robusti e determinati, e la stampa definì così la squadra “Panzer Football Club” mentre Rocco la battezzò scherzosamente “Manzo Football Club”. Criticata e derisa, la squadra scalò i vertici della massima serie, infastidendo le grosse società.
Rocco rimase al Padova fino al 1958 ottenendo un terzo posto nel campionato 57/58 (dietro a Juventus e Fiorentina), il miglior piazzamento di sempre della storia del Padova Calcio. Nel frattempo, il 4 luglio 1958 Nereo Rocco fu nominato “Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi”. Nel 1960 Gipo Viani lo chiamò ad allenare la Nazionale Olimpica dove c’erano dei giovanissimi Trapattoni, Burgnich e Rivera, future grandi stelle del calcio.
La Nazionale salutò le Olimpiadi con un quarto posto in quanto perse la partita, finita pari, per un avverso lancio della monetina alla quale venne affidata la sorte delle due squadre.
Nel 1961, Rocco fu chiamato ad allenare un Milan disastrato, divenuto la seconda squadra della città, surclassato dall’Inter dove giocavano Rivera e Trapattoni. In quello stesso campionato (1961/62) Rocco portò la squadra a vincere lo scudetto e l’anno successivo la Coppa dei Campioni (la prima Coppa europea vinta nel dopoguerra da una squadra italiana) battendo per 2 a 1 il Benfica di Eusebio (Wembley 22 maggio 1963).
Dopo aver vinto anche il torneo Città di Milano, Rocco passò al Torino che allenò per quattro campionati ottenendo i migliori risultati del dopo Superga. Nel Torino giocava Enzo Bearzot (futuro allenatore della Nazionale Azzurra campione del mondo 1982) che Rocco accompagnò nel passaggio da giocatore ad allenatore.
Nel campionato 67/68 Nereo era di nuovo al Milan dove vinse subito lo scudetto (dietro di lui distanziato di 11 punti c’era l’Inter del Mago Herrera) e la Coppa delle Coppe battendo per 2 a 0 l’Amburgo.
L’anno successivo è di nuovo Coppa dei Campioni con un 4 a 1 in finale contro l’Ajax per poi vincere anche la prestigiosa Coppa Intercontinentale ai danni dell’Estudiante di Rio.
Nel 1971 è la volta di mettere in bacheca la Coppa Italia e nel 1973 la Coppa delle Coppe ai danni del Leeds.
Rocco lasciò il Milan nel 1973 portando quasi ogni anno la squadra al primo posto e lasciando la stessa con il rammarico di non essere riuscito a vincere lo scudetto della stella (sta stela porta sfiga! fu il suo commento laconico).
Passò quindi alla Fiorentina per il campionato 73/74 per poi ritirarsi nella sua Trieste nel Rion del Re ma nel 1977 fu chiamato di nuovo dal Milan in qualità di direttore tecnico e di consigliere dell’allenatore Niels Liedholm.
L’avventura terrena di Nereo Rocco purtroppo terminò il 20 febbraio 1979 con il suo prematuro decesso all’Ospedale Maggiore di Trieste dopo una breve malattia.
Il 18 ottobre 1992 Trieste inaugurò il nuovo stadio da più di 30.000 posti. Una struttura moderna, un mausoleo dello sport. Lo stadio fu intitolato a Nereo Rocco mentre a Milanello all’entrata del centro sportivo del Milan è posizionato un suo busto a perenne ricordo. La città di Padova ha intitolato all’allenatore triestino la via dove si trova lo stadio Euganeo mentre nel quartiere di Secondigliano a Napoli nel 1978 è stata fondata la Scuola Calcio Nereo Rocco.
Nereo Rocco un campione serio e scherzoso allo stesso tempo, carismatico e amicone, burbero e timido. Grande orgoglio per i triestini fu inoltre la sua capacità di imporre la propria lingua, il dialetto triestino, ovunque andasse. I giornali riportavano le sue interviste:
Pasta e fasoi xe la nostra droga quotidiana,
bisteca de caval e un bicer de vin giovedì matina a le dieci
A Milano son el comendator Rocco
ma a Trieste resto quel mona de bechèr
Rocco giocò il calcio di inizio secolo, per la pura passione di giocare per la propria squadra, un calcio tutto cuore e gambe. Egli rinunciò, infatti, a diverse proposte anche economicamente vantaggiose di passare a squadre come il Milan, perché il suo cuore era solo per la Triestina. Lo stesso accadde quando percorse la carriera di allenatore, rinunciando ad ingaggi milionari pur di proseguire un certo programma con le sue squadre e pur di mantenere gli impegni dati; “un omo la parola el la tien” era un altro dei suoi motti. I suoi passaggi da una squadra all’altra arrivavano sempre e solo nel momento in cui il suo obiettivo era stato raggiunto oppure si era logorato il rapporto con la dirigenza.
Rocco faceva parte di un calcio schietto e pulito e da allenatore pluridecorato recepì, suo malgrado, quel cambiamento che stava trasformando il calcio in un fenomeno mastodontico, sentendo addosso come quel calcio stava cambiando in qualcosa d’altro nel quale lui non riuscì mai ad identificarsi del tutto, non potendo neanche per un minuto immaginare la grande quantità di denaro che quel suo amato sport sarebbe riuscito in futuro a muovere. (*)
Massimo Barbo – TuttoTrieste.net
Bibliografie:
“El Paròn – vita e storia di Nereo Rocco”, Giuliano Sadar, Lint Editoriale, Trieste;
“Padre Paron”, Augusto Re David, Luglio Editore, Trieste
clicca qua per il mio articolo su BORA.LA
Il mio articolo su Nereo Rocco su Il Meridiano del 19 febbraio 2005
(*) Pur compiendo ogni ragionevole sforzo per assicurare che i materiali ed i contenuti pubblicati nel presente sito siano attentamente vagliati ed elaborati con cura, errori, inesattezze ed omissioni sono tuttavia possibili. Si declina pertanto qualsiasi responsabilità per errori, inesattezze ed omissioni eventualmente presenti nel sito. Nessuna responsabilità viene assunta in relazione sia al contenuto di quanto esposto su questo sito ed all’uso che terzi ne potranno fare, sia per le eventuali contaminazioni derivanti dall’accesso, dall’interconnessione, dallo scarico di materiali da questo sito. Leggi il disclaimer completo.