Le
leggende de
IL
CASTELLO DI MIRAMAR

(
di Massimo Barbo )
Il Castello di Miramar (propriamente scritto Miramar per
rispettare la volontà dell'Imperatore del Messico) è oggi una delle
principali attrazioni turistiche della città di Trieste oltre che meta
abituale delle passeggiate domenicali dei triestini. Costruito tra il
1856 ed il 1860 su progetto dell'architetto viennese Karl Junker per
volere dell'Arciduca Massimiliano d'Asburgo Imperatore del Messico, fu
da quest'ultimo poco utilizzato per l'infausto destino che la storia
gli riservò. Massimiliano, fratello dell'Imperatore Francesco Giuseppe,
assieme alla consorte Carlotta Principessa del Belgio, figlia di
Leopoldo I re del Belgio, entrarono nel castello il giorno della
vigilia di Natale del 1860 dopo aver dimorato per due anni nel
castelletto, una residenza più piccola all'interno del vasto parco del
castello, fatto costruire appositamente nell'attesa dell'ultimazione
dei lavori del castello principale. In quel tempo Massimiliano
ricopriva la carica di Governatore del Lombardo-Veneto quindi non
dimorava frequentemente nel castello. Nel 1861 partì per un lungo
viaggio in Brasile e nel 1864 salpò alla volta del Messico dove fu
incoronato Imperatore e dove il 19 giugno del 1867 fu assassinato
all'età di 35 anni, barbaramente torturato e poi fucilato da un plotone
al comando di Benito Juarez. Massimiliano fu quindi riportato a Trieste
l'anno successivo a bordo del Novara e da qui fu condotto a Vienna per
essere sepolto nella Cripta dei Cappuccini dove riposano i membri della
famiglia imperiale passati a miglior vita.
La prima grande leggenda che avvolge di mistero il
Castello di Miramar vuole che lo spirito di Massimiliano non abbia mai
lasciato Trieste e che il suo fantasma sia solito aggirarsi ogni notte
nel grande parco del castello, non avendone potuto godere in vita, a
rimirare le infinite specie di piante importate da ogni parte del
mondo. Molte furono nel passato le leggendarie testimonianze di
guardiani ed impavidi ragazzi che sembravano essersi imbattuti in un
fantasma mite e per nulla interessato a spaventare le persone dato che
in vita Massimiliano amò molto la città ed i suoi abitanti e dagli
stessi triestini fu molto amato. La leggenda racconta anche di strani
episodi accaduti di notte all'interno del castello con luci
inspiegabilmente accese, rumori ed urla. Una cosa è ben chiara ad ogni
triestino: nessuno di notte si aggira nei pressi del castello e
soprattutto nessuno osa dormire una notte nel castello per via
dell'altra leggenda del castello ben più nota e tragicamente fornita di
riscontro.
Carlotta
rientrò dal Messico per cercare, invano, tra i reali europei l'aiuto
necessario al consorte per sedare la rivolta dei repubblicani di Juarez
e fu durante il suo pellegrinaggio a Roma dal Papa che diede i primi
sintomi di pazzia. Da questa malattia non guarì mai più e da Miramar fu
riportata nel natìo Belgio dove morì all'età di
86 anni il 19 gennaio 1927 dopo aver trascorso la propria vita nella
tenuta di Bouchout. Prima di lasciare il castello però, la leggenda
narra che Carlotta, distrutta dal dolore e dalla rabbia per quel
destino crudele riservato al suo amore, maledì il castello rivolgendosi
a tutte le teste coronate ed ai capi militari sposati che in futuro vi
avessero dimorato:
chiunque abiterà sotto questo tetto
muoia come il mo consorte:
lontano dalla patria, lontano dagli affetti,
di violenta morte, in peccato mortale.
La storia sembra dar credito a questo anatema visto che
praticamente tutti i personaggi illustri che dimorarono nel castello
sembrano esser stati perseguitati da un terribile destino morendo
prematuramente in tragiche circostanze, lontano dagli affetti, quasi
sempre lontano da casa e, talvolta, in peccato mortale come Rodolfo
l'erede al trono d'Austria figlio di Francesco Giuseppe e Sissi.
Ma vediamo nel dettaglio e, nei limiti del possibile,
di ricostruire le vicende di coloro che ebbero a trascorrere almeno una
notte nel castello e furono tragiche vittime della dannazione di
Carlotta.
L'Arciduca d'Austria e Principe ereditario d'Austria,
Ungheria e Boemia Rodolfo d'Asburgo-Lorena, figlio dell'Imperatore
Francesco Giuseppe e di Elisabetta (Sissi) di Wittelsbach è, per così
dire, la prima vittima illustre della maledizione dalla zia Carlotta.
La tragica e misteriosa scomparsa dell'erede al trono è vicenda ben
nota che segnò una svolta importante nel corso degli eventi storici che
seguirono. Il 30 gennaio 1889 il Principe Rodolfo fu trovato morto
suicida nella dimora di caccia di Mayerling assieme alla giovane
amante, la Baronessa Maria Vetsera, quindi lontano dagli affetti
famigliari ed in peccato mortale. La morte del giovane principe e della
sua amante è rimasto per sempre avvolto nel mistero più assoluto in
quanto la teoria dell'omicidio-suicidio si scontrarono con le tesi del
complotto internazionale e molte altre ipotesi legate ad intrighi di
corte fino a pronosticare addirittura il coinvolgimento dello stesso
Imperatore Franz Josef nel complotto che portò alla morte del figlio
che, con le sue idee rivoluzionarie e liberali, non era probabilmente
considerato un valido e degno erede al trono.
Giovanni Orth è, suo malgrado, un'altra
illustre vittima colpita dalla malasorte. Era il cugino del Principe
Rodolfo, era anch'egli un Arciduca d'Austria e Principe di Toscana, il
suo vero nome era Giovanni Napomuceno d'Asburgo-Lorena conosciuto anche
come Giovanni Salvatore. Era amico intimo e confidente del cugino
Rodolfo per il quale nutriva un profondo affetto e dopo la tragica
scomparsa di questi, l'Arciduca Giovanni, che si riteneva fosse l'unico
custode dei segreti del cugino e del mistero di Mayerling, rinunciò
alle proprie cariche ed ai propri titoli rinunciando altresì ai
privilegi che questi riservavano. Divenne quindi un semplice cittadino
e si fece chiamare Giovanni Orth ma nel marzo del 1890 mentre era
diretto in Cile, la sua barca scomparve nei pressi di Capo Horn e di
lui, della moglie e di tutto l'equipaggio (formato prevalentemente da
triestini, istriani e dalmati) non si seppe più nulla e l'imbarcazione
non fu mai ritrovata. Anche sulla sua scomparsa aleggiarono ipotesi
misteriose come il complotto internazionale visto il suo stretto legame
col defunto erede al trono, oppure la sua scelta di sparire nel nulla e
ritirarsi in Sud America vivendo nell'anonimato proprio per conservare
per sempre i pesanti segreti del quale si riteneva fosse appunto
l'unico custode.
Sissi è un altro grande personaggio della
storia la cui tragica sorte può essere ricondotta all'anatema di
Carlotta. Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach, Imperatrice
d'Austria, Regina Apostolica d'Ungheria, Regina di Boemia e Croazia,
consorte dell'Imperatore Francesco Giuseppe I, dimorò diverse volte nel
castello del cognato. E' molto nota la vicenda del suo assassinio
avvenuto sul lago di Ginevra per mano di un anarchico. L'Imperatrice
che dopo la morte del figlio Rodolfo si ritirò a vita privata
girovagando per l'Europa in cerca di quella pace e quella serenità che
non riuscì mai a trovare, terminò la sua agonia quel 10 settembre del
1898 mentre si stava imbarcando sul battello che l'avrebbe portata a
Montreux.
Francesco
Ferdinando d'Austria
Este era, com'è noto, l'erede al trono dell'Impero Austro-Ungarico in
seguito alla prematura scomparsa di Rodolfo, figlio della coppia
imperiale. Ben nota è la sua tragica fine in quel di Sarajevo il 28
giugno 1914 dove fu assassinato per opera di un'organizzazione
politico-rivoluzionaria, gesto che fu la causa scatenante della Prima
Guerra Mondiale. Francesco Ferdinando viaggiava con la moglie su una
vettura scoperta ed i coniugi furono raggiunti dai colpi di pistola
inferti da uno sparuto gruppo di giovani rivoluzionari capitanati da un
giovane serbo di nome Gavrilo Princip. La tragica sorte della coppia
principesca è ancora più infausta se si pensa che questo corteo era una
delle rarissime circostanze in cui la moglie di Francesco Ferdinando,
la Duchessa Sofia di Hohenberg, compariva a fianco del marito,
atteggiamento solitamente non concesso dalla casa d'Austria a causa
della sua condizione non
nobiliare. Il matrimonio tra i due infatti, era un matrimonio
cosiddetto morganatico e fu autorizzato solo dopo che la contessa ebbe
rinunciato ai godimenti derivanti dallo status di reale oltre alla
rinuncia di pretese al trono da parte dei figli che sarebbero nati. La
coppia principesca soggiornò al Castello di Miramar prima di partire
per il fatale viaggio a Sarajevo.
Un altro ospite illustre del castello fu
Guglielmo di Wild Principe di Albania che vi pernottò nel 1914. La sua
vita tribolata si concluse con la sua morte prematura il 18 aprile 1945
a Bucarest senza mai riuscire a realizzare il suo sogno di diventare Re
di Albania.
L'imperatore Carlo I d'Austria fu l'ultimo monarca della
dinastia Asburgo-Lorena. Salito al trono nel 1916 alla morte
dell'Imperatore Francesco Giuseppe, in pieno svolgimento della Prima
Guerra Mondiale, Carlo regnò fino all'11 novembre 1918 quando mise il
potere ai rappresentanti del popolo in seguito alla sconfitta
dell'Austria-Ungheria nel conflitto. Partì in esilio nel marzo del
1919 ed a soli 35 anni morì di polmonite a Madera, lontano dai
famigliari e dalla patria.
Leggende narrano inoltre di altri personaggi dal sangue
imperiale, meno noti, che dimorarono nel castello ed ebbero morti
premature e violente come:
- l'Arciduchessa Maria Ludovica, morta nell'incendio di
un palazzo;
- l'Arciduchessa Matilde, figlia dell'Arciduca Alberto d'Asburgo-Taschen,
morta all'età di 18 anni il 6 giugno 1867 tra le fiamme del vestito che indossava sul quale vi cadde una
candela accesa, era destinata a sposare Umberto I di Savoia e diventare Regina d'Italia;
- l'Arciduca Ladislao, morto durante una battuta di
caccia a causa dello scoppio del fucile da lui imbracciato;
- l'Arciduca Guglielmo, morto per una caduta dal
cavallo.
La fine dell'Impero Austro-Ungarico e della guerra
portarono il Regno d'Italia a Trieste ed il Castello di Miramar
divenne, negli anni Trenta, la dimora di Amedeo Duca d'Aosta,
trasferitosi a Trieste al comando del IV Stormo Caccia di Gorizia,
della Brigata Aerea e della Divisione Aerea "Aquila" oltre a ricoprire
la carica onoraria di Presidente dell'Unione Sportiva Triestina Calcio.
Funesta fu anche la conseguenza della sua dimora nel castello dato che
il Duca, vicerè d'Italia, partito da Trieste alla volta della guerra
d'Africa, fu fatto prigioniero in Etiopia. Si ammalò di tubercolosi e
malaria e fu trasferito all'ospedale di Nairobi dove morì il 3 marzo
1942, lontano dalla patria e dagli affetti.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il
castello divenne la residenza degli ufficiali dell'esercito nazista. E'
noto come buona parte delle alte cariche dell'esercito tedesco furono
giustiziate dalle truppe alleate alla fine del conflitto,
pertanto anche quelli tra questi che furono ospiti al castello
non avrebbero probabilmente avuto una sorte diversa anche dimorando
altrove ma, per alimentare la nostra leggenda, è bene citarli
anch'essi. Questi furono:
Il Commissario Supremo del Litorale Adriatico
(Gauleiter des Adriatiches Kustenland) Friedrich Rainer, braccio destro
di Adolf Hitler, fu uno dei più tristemente noti autori di delitti
contro l'umanità. Il suo ruolo di comando nel territorio giuliano lo
portò a dimorare nel Castello di Miramar. Alla fine della guerra fu
fatto prigioniero dagli americani e da questi consegnato agli jugoslavi
che lo processarono ed impiccarono a Lubiana il 19 luglio del 1947;
Il Generale della Wehrmacht Ludwig
Kübler, che ebbe una folgorante carriera militare tra le fila
dell'esercito delle SS, dimorò nel Castello di Miramar negli ultimi
anni del conflitto mondiale quando fu nominato da Hitler, Responsabile
Militare (Befehlshaber) della zona di operazione del Litorale Adriatico
(Adriatiches Kustenland) del quale faceva parte Trieste. Nel 1947 con
la conclusione del conflitto fu catturato dagli inglesi a Lubiana dove
fu processato ed impiccato.
Neanche un uomo freddo severo come lui o tremendamente
pericoloso come il suo capo Rainer, riuscirono a sfuggire alla
maledizione del castello, anche se, lo ricordiamo, moltissimi loro
colleghi ebbero stessa sorte pur non essendo mai passati neanche vicino al
castello di Miramar.
Conclusasi la seconda guerra mondiale, Trieste divenne
Territorio Libero amministrato dal GMA, il Governo Militare Alleato
anglo-americano, fino al 1956. I primi a liberare la città
dall'occupazione tedesca furono i soldati dell'esercito neozelandese
guidati dal Colonnello Bowman il quale credette alla leggenda del
castello e preferì accamparsi con una tenda nel giardino del parco
antistante per una notte sola. Sarà forse un caso ma la sua vita fu
risparmiata da nefasti destini.
Noncuranti della leggenda che perseguita gli ospiti del
castello, i generali dell'esercito americano vi si insediarono ed anche
su di loro si abbatté la maledizione.
Fu così per il Generale Charlses Moore, valoroso
esponente dell'esercito americano che partendo dal castello alla volta
della guerra di Corea, morì in battaglia abbattuto col suo aereo sul fiume Yalu. Non fu meno nefasta la sorte
del suo successore, il Generale Vernice Musgrave MacFadden che visse
per molti anni nel castello organizzando anche sontuose feste e balli.
Fu richiamato in patria dal presidente Eisenhower che lo voleva al
proprio fianco come consigliere ma il Generale non ritornò mai negli
Usa perché durante il viaggio di ritorno fu vittima di un incidente
stradale mortale nei pressi di Livorno dove si sarebbe dovuto imbarcare.
Il 26 ottobre 1954 Trieste venne definitivamente
annessa all'Italia, il Castello di Miramar e tutto il suo parco furono
eletti a monumento nazionale e con il tempo il castello divenne un
museo. Da allora sembra che nessuno vi abbia più dormito e sembra anche
che nessuno abbia ancora voglia di sfidare il maleficio che sembra
abbattersi sui destini degli ospiti della dimora dei compianti
Massimiliano e Carlotta che non poterono mai godere appieno del loro
nido d'amore.
Se venite a Trieste non perdete l'occasione di visitare
il castello, le sue stanze ed il suo parco, nulla vi succederà anzi,
Massimiliano e Carlotta ne sarebbero sicuramente felici, l'importante è
che non vi azzardiate a trascorrere la notte dentro il castello
perché... la storia insegna!
Massimo Barbo -
TuttoTrieste.net
La poesia del
Carducci dedicata a Miramar
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