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Sbandati (Žbandaj) (foto e servizio di Massimo Barbo e Diana Ressani)
Nel XV e XVI secolo il territorio istriano fu devastato dalle pestilenze ed intere popolazioni furono sterminate. Le autorità veneziane, che amministravano la zona, valutarono così di agevolare l'insediamento di popolazioni slave in fuga dalle invasioni ottomane, al fine di ripopolare le campagne ormai deserte. Questa operazione, che coinvolse l'intero territorio istriano, fu particolarmente incisiva nel 1570 nell'entroterra di Parenzo dove sorsero numerosi villaggi che portarono il nome delle famiglie originarie che li fondarono: Prodanich, Persurich, Jecnich, Radolovich, Denich, Stanich per citarne solo alcuni. Il villaggio di Sbandati fu fondato proprio nel 1570 da una quarantina di famiglie morlacche, nomadi originari del bacino del basso Danubio, con il nome di Filippini dal veneziano Giorgio Filippini che agevolò l'insediamento. Il nome Sbandati, in dialetto istriano Sbandai (e poi in croato riscritto Žbandaj per conservare la medesima pronuncia), fu coniato dal popolo stesso per indicare questo villaggio di gente particolarmente pazza e violenta in quanto nel 1632 portarono a segno lo sterminio di animali e persone nei villaggi circostanti. Non era raro infatti che questi nuovi abitanti delle campagne istriane, si mettessero in luce per atti di scorribande e soprattutto per le difficoltà trovate dai rappresentanti dei Dogi veneziani nell'amministrare queste province e nel mantenervi l'ordine. Non a caso molti dei paesi di queste zone cambiarono i loro nomi originari in appellativi: un esempio su tutti è quello di Radolovich che diventò Ladrovići. Il villaggio di Sbandati è, in questo
territorio, quello più consistente in quanto allora, come oggi, si
trovava in un importante crocevia con cinque diramazioni: Parenzo verso ovest, Visignano e quindi la via Sclavonia
verso nord, San Lorenzo del Pasenatico
(e quindi Rovigno
e Pola) verso sud-est e Pisino attraverso il crocevia con la via Flavia
di Mompaderno
verso est. Va precisato che gli attuali abitanti di Sbandati (Žbandaj) e di tutte le zone circostanti, nulla hanno a che vedere con il carattere, la rozzezza e l'ostilità dei nomadi fondatori del XVI secolo, poi negli anni integratisi con gli autoctoni istro-veneti. La zona offre infatti oggi molte proposte gastronomiche, enologiche e turistiche rendendo di fatto la zona del parentino una delle principali mete turistiche dell'Istria croata, seconda solo a Rovigno. (*)
La Chiesa dei SS Pietro e
Paolo (1730):
Bibliografia: - Dario Alberi, "Istria, storia, arte, cultura", Lint Editoriale - Trieste
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